Lo Spirito Santo by Basilio di cesarea

Lo Spirito Santo by Basilio di cesarea

autore:Basilio di cesarea [Basilio di cesarea]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Religion, Christian Theology, General, Christian Church, History
Google: 8WyFuwEACAAJ
editore: Città Nuova
pubblicato: 2000-10-15T07:57:11+00:00


XVII. A quelli che dicono che lo Spirito Santo non deve essere connumerato col Padre e col Figlio, ma subnumerato. Si fa anche una scorsa sommaria nella fede nella connumerazione

41. Non è facile comprendere quel che chiamiamo la subnumerazione, e in qual senso usino questa parola. Che essa sia stata presa a prestito dalla filosofia profana e sia stata immessa fra noi, è ben noto.

Ma se essa abbia qualche particolare attinenza con gli argomenti qui proposti, lo dovremo esaminare.

Dicono dunque gli esperti cose vane: che vi sono dei nomi comuni che abbracciano, colle loro accezioni, molte cose; altri che sono più particolari e altri ancora che hanno un senso più ristretto di altri.

Per esempio, «essenza» è un nome comune, detto ugualmente di tutti gli esseri: inanimati e animati.

«Vivente» è un nome più particolare: detto con significato più limitato del precedente, eppure più comprensivo di quelli che seguono. Infatti esso abbraccia la natura degli esseri che posseggono la ragione e di quelli che non la posseggono.

Nome ancor più particolare di «vivente» è «uomo», e più particolare di «uomo» è «maschio», e di «maschio» è il nome individuale: «Pietro», «Paolo», «Giovanni».

E dunque intendono questo per subnumerazione: la divisione del nome comune in ciò in cui si delimita?

Ma non potrei credere che essi si spingano fino a tal punto di pazzia da far apparire il Dio dell’universo come un’astrazione generica, comprensibile soltanto teoricamente, la cui essenza non sussiste in una sostanza concreta e si divide negli esseri sottoposti: e che così questa suddivisione si dica anche subnumerazione. Questo non lo direbbe neppure della gente delirante.

Oltre all’empietà, infatti, essi forniscono un argomento contrario alla loro propria intenzione. Le cose che sono suddivise sono infatti per loro della medesima essenza di quelle dalle quali esse sono divise.

Ma sembra che davanti all’evidenza dell’assurdo, noi manchiamo di argomenti e non sappiamo come riprenderli della loro irragionevolezza: a tal punto che mi sembra che dalla loro pazzia traggano qualche vantaggio.

Come non è bello colpire corpi molli e cedevoli, che non oppongono resistenza, così non si può neppure confutare vigorosamente chi, in modo palese, è finito nella follia.

Non resta dunque che di passar sotto silenzio la loro esecrabile empietà. Ma non ci lascia pace l’amore per i fratelli e l’urto pesante degli avversari.



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